Per quelli della generazione anni '80 come me, la tecnologia è sempre stata associata alla fantascienza e alla robotica. Forse la colpa è da attribuire a tutti quei cartoni giapponesi che accompagnavano le merende di noi bambini; Mazinga, Transformers & co. impegnati in battaglie tra laser, cazzotti ed esplosioni per il destino del mondo. Prima in TV e poi a casa, con quei giocattoli tanto amati da mamma e papà... Oppure all'avvento nel cinema dei Robocop, dei Terminator, diventati ben presto videogiochi per console in cui bruciarci i neuroni in cameretta o nelle sale giochi. E via di questo passo... [per chi gradisce i tuffi nel passato consigliamo la chicca letteraria - Player One di Ernest Cline].
Nel mio caso è stato così e non penso di essere il solo. Avere avuto un fratello maggiore nato alla fine dei '70 ha semplicemente aumentato la dose e accelerato lo svezzamento, facendomi ritrovare in casa manufatti e artefatti di giocattoli robotici da far volare a destra e sinistra per la gioia dei miei genitori...
Neill Blomkamp, sudafricano classe 1979 (come il mio fratellone, per l'appunto...) incarna perfettamente questa classe quasi estinta di individui. Una generazione di NERD che sembra lontana anni luce, soppiantata da un consumatore tecnologico sempre più "serio" e meno spensierato.



Gli inizi in Canada e Tetra Vaal
Nativo di Johannesburg, emigra in Canada con la famiglia prima dei 16 anni e frequenta la Vancouver Film School specializzandosi in effetti speciali e 3D.
Sin da subito, la passione e il grande talento per gli effetti visivi gli valgono l'impiego in produzioni televisive e cinematografiche.
Il settore del 3D è in rapida ascesa e gli esperti di CGI (Computer Generated Imagery) giovani e bravi come Blomkamp sono merce rara.
La sua eccellenza è la carta vincente. Lavora come tecnico degli effetti speciali per importanti società di settore e realizza il suo primo cortometraggio nel 2004, Tetra Vaal.
Meno di 2 minuti in cui assistiamo al pattugliamento di un ipotetico poliziotto robot in una metropoli contemporanea (in questo caso Johannesburg). Blomkamp traccia subito un suo stile di affascinante realismo registico e visivo pur essendo a tematica fantascientifica. Gli effetti sono impressionanti e la figura del robot sovrapposta ed inserita su delle reali riprese urbane (un mercato, discariche d'auto, conflitti a fuoco tra il difensore e ipotetici aggressori) hanno una resa a dir poco efficace. Il robottino, dalle proporzioni e forma anatomica umanoide, sembra un Gundam slanciato e dimagrito che salta, corre, spara e sorveglia. Si ricarica ed è riparabile come un'auto.
L'effetto è divertente e destabilizzante. Sembra di assistere al breve spot pubblicitario di una società cibernetica, in un futuro non troppo lontano (come una specie di OCP di Robocop per intenderci...) che presenta il suo prossimo prodotto innovativo in arrivo sul mercato.
Originale, non c'è che dire...
Tetra Vaal (2004)
Alive in Joburg (2005)
Trascorso un anno, Blomkamp scrive e dirige il suo secondo cortometraggio: Alive in Joburg.
A differenza del precedente inserisce un plot narrativo ben preciso, pur adottando ancora una volta uno stile originale e contrastante, tra realismo documentaristico e Sci-Fi.
Ambientazione ancora una volta la sua Johannesburg che nel 1990 - anno in cui il corto si svolge - è teatro di un'invasione aliena che, pur non dimostrandosi ostile, ha parcheggiato le astronavi in cielo, si è instaurata nella metropoli in piena epoca Apartheid e ha dato vita ad un massiccio impoverimento delle risorse entrando in conflitto con polizia e popolazione locale.



Lo scenario disegnato dal regista è suggestivo e provocatorio. Il cortometraggio è costruito come un documentario (in questo caso è più indicato collocarlo nel mokumentario) in cui si alternano interviste a personalità governative, commercianti, tassisti e diseredati vari, che incarnano il clima di insofferenza e instabilità generato dall'occupazione extraterrestre. Scene di guerriglia urbane si susseguono, con i militari impegnati a combattere armi in pugno nel ghetto, ovvero il luogo in cui sono stati ricollocati i nuovi ospiti (che si difendono alla grande grazie ad armi tecnologicamente più avanzate che hanno conservato dopo lo sbarco).
L'elemento più importante del cortometraggio è proprio l'accostamento geniale che il regista fa, sostituendo la figura degli immigrati, dei disperati, degli emarginati di tutto il mondo (e scegliendo il Sudafrica in un periodo storico di terribile segregazione razziale e sociale) con una nuova razza, esterna di fatto al nostro mondo, che finisce per essere il nuovo capro espiatorio e fulcro di intolleranza sia della classe media, sia di quella più bassa dei senzatetto e disperati, costretti a fronteggiare i quotidiani problemi tra le baraccopoli con altri "nemici" indesiderati; in mezzo alla miseria per altra miseria.
Mentre il suono degli elicotteri governativi riempie l'aria di Johannesburg, a terra gli alieni lamentano condizioni atroci nella loro lingua, fatta di suoni gutturali e grugniti: chiedono diritti, chiedono acqua ed elettricità per il loro sostentamento. Gonfi di rabbia, sono disposti alla lotta.
Blomkamp non poteva scegliere metafora più adatta per raccontare un problema così antico e ancora così attuale.
alive in joburg (2005)
Rampa di lancio, accelerazione, decollo...
Il talento di Blomkamp non è più così sconosciuto e molte autorità del settore hanno già fretta di accaparrarselo come fosse una promessa di sport professionistico. Nel 2006 realizza quelli che saranno gli ultimi due cortometraggi della sua giovane carriera:Yellow e Tempbot.
Nel frattempo un'altra icona degli anni '80, Sir Peter Jackson, ha notato il potenziale straordinario di questo ragazzo. Lo avvicina nel 2007 dando vita a dei progetti innovativi per una partnership che dura ancora oggi. Un incontro fondamentale per la sua futura ascesa nel cinema che conta.
Con Yellow assistiamo ad un cortometraggio che sembra un magnetico trailer cinematografico made in USA. Stile inconfondibile delle opere precedenti, ma con un salto qualitativo in fatto di riprese, definizione delle immagini ed effetti speciali visivi e sonori. Un evidente investimento produttivo esterno, basti guardare i titoli di coda e la lista dei reparti impiegati che non contano più 4-5 persone bensì intere squadre di tecnici specializzati. Questa volta il robot protagonista è più vicino al genere androide o cyborg, si cela quindi dietro sembianze umane, praticamente irriconoscibile. Il giallo del titolo è il colore della macchina originale, impiantata in un corpo umano, che a differenza dei suoi modelli precedenti (rosso, blu ecc...) sta ottimizzando il tempo concesso per mimetizzarsi nel mondo reale (18 mesi) assimilando esperienze, conoscenze e tecniche di combattimento. La nuova stirpe cibernetica sovvertirà l'ordine del mondo come lo conosciamo?
Molti fan su youtube evidenziano le similitudini [specialmente sonore] con il mega cult Anime Ghost in the shell... acuta e lecita osservazione...
Tempbot porta invece a compimento il progetto iniziato con Tetra Vaal. In questo cortometraggio (il più lungo di Blomkamp) il prototipo robot è impiegato in un normale ufficio. Nonostante sia efficiente, instancabile e ovviamente silenzioso, vive segregato alla scrivania. Osserva, raccoglie e cerca di interpretare il mondo esterno, restando però emarginato dal resto dei colleghi. L'arrivo del nuovo responsabile delle risorse umane (una donna giovane e attraente) sconvolgerà la sua routine di osservatore e lavoratore impassibile. La nuova politica prevede il coinvolgimento attivo tra colleghi, lavorativo ed extra lavorativo. Questa improvvisa attenzione provocherà una sorta di cortocircuito amoroso nel tenero robot, mettendo alla prova l'interpretazione di amore, seduzione e gentilezza di una macchina (come di un uomo del resto...).
Nel frattempo la Microsoft aveva annunciato un ambizioso progetto cinematografico ispirato alla serie di videogiochi Halo. Incaricato della produzione esecutiva, nientemeno che Peter Jackson divenuto in questa prima decade del nuovo millennio un'autorità mondiale in campo cinematografico. Dopo il successo della trilogia dell'Anello, di kolossal come King Kong e di altre produzioni minori ma sempre originali e impeccabili, le sue doti di executive producer sono una garanzia per le Major più esigenti.
Neill Blomkamp e Sir Jackson si erano incontrati chissà dove e chissà come; probabilmente il veterano neozelandese era incappato in qualche affascinante opera del giovane regista o magari una delle agenzie in cui lavorava Blomkamp aveva collaborato a qualche suo film. Rimane il fatto che Jackson, propone Blomkamp come regista per il progetto. Purtroppo l'accumulo di imprevisti, gli errori di valutazione e tagli del budget hanno rallentato e poi bloccato il tutto, congelando l'idea di lungometraggio. Resta una breve e spettacolare clip, stile cortometraggio, che fa ancora più rimpiangere l'idea di come sarebbe potuto essere un film del genere. Di certo, gli appassionati di azione e Sci-FI si staranno mangiando le mani...
Il TAG-TEAM con Peter Jackson e l'esordio nei lungometraggi
Con il progetto Halo fermo ai box, la coppia Jackson-Blompkamp non intende sprecare un'intesa che sembra pulsare idee e creatività. Da una parte il re incontrastato dello splatter, un uomo nato in un paese praticamente invisibile a livello di entertainment come la Nuova Zelanda e che ha costruito un impero partendo da filmini fatti in casa con gli amici. Dall'altra, un astro nascente anch'egli autodidatta ma nel settore decisamente più moderno del 3D e della CGI. Cosa chiedere di più al destino?
Pensare a questa accoppiata è davvero grottesco e al contempo stupefacente! Sono quelle circostanze che ti fanno avere sempre un po' di fiducia sul fatto che certi destini debbano incrociarsi.
Peter Jackson nasce la notte di Halloween del 1961 (e già qui, pensando ai suoi esordi, c'è da sorridere...) inizia precocissimo a girare filmini in Super8. A 15 anni gira il cortometraggio The Valley insieme ad alcuni amici; un fantasy apocalittico fatto in casa che verrà ampliato a lungometraggio pochi anni dopo. A 17 anni abbandona gli studi per fare il fotografo e tra il 1987 e il 1992 dirige due film che diventeranno colonne portanti di un genere - lo splatter - e immortali cult per gli appassionati: Bad Taste (1987) e Splatters - Gli schizzacervelli (1992).
Film per stomaci forti, è vero... ma il futuro di Jackson riserva una varietà filmica inaspettata. Da Forgotten Silver a Creature dal Cielo, dal Signore degli anelli passando per Amabili resti e King Kong, oltre che progetti produttivi come Tin-Tin o West of Memphis e naturalmente District 9. Peter Jackson si può considerare come uno degli autori più audaci e completi che ci siano nello star system odierno.
Nel 2007 questa strana coppia di geniacci mette in scena, con una regia a 4 mani, un'opera coraggiosa ed innovativa. Il cortometraggio Crossing the Line, girato con l'innovativa Red One Camera ad altissima risoluzione, racconta di due opposte fazioni militari in uno scontro a fuoco durante la Prima Guerra Mondiale. Le immagini spettacolari dello scontro lasciano a bocca aperta, purtroppo non se ne trova traccia integrale sul web quindi possiamo solo gustarci l'intenso trailer...
Lo stesso anno, vista la sinergia positiva, Jackson propone di realizzare un lungometraggio e Blomkamp suggerisce l'ampliamento del suo Alive in Joburg in District 9.
Con l'appoggio della Spy Films di Carlo Trulli - casa di produzione canadese già coinvolta per il cortometraggio - e il dispiego di forze fornito da Jackson, il progetto District 9 prende vita e nel 2009 esce nella versione lungometraggio. Il risultato è un film incredibilmente solido e lineare in cui la tematica sociologica sempre più attuale e drammatica dell'immigrazione - e l'emarginazione nella società moderna - viene rielaborata magnificamente attraverso un film d'azione e di fantascienza.Un social Sci-Fi!
Per i dettagli, vi consigliamo il nostro approfondimento in Focolai di Sala...da non perdere...
Neill's films
District 9ElysiumHumandroid - ChappieUntitled Alien projectTrailer non disponibile |
Ci fermiamo qui, anche perché il futuro di Neill Blomkamp è piuttosto ricco in campo filmico.
A District 9 sono seguiti 3 lungometraggi, tutti di genere Sci-Fi e tutti supportati da grandi produzioni e ottimi cast. Interessante l'inserimento del robot Chappie in Humandroid, con le medesime sembianze del prototipo utilizzato nei suoi cortometraggi precedenti. Un auto omaggio ad una creatura che gli ha sicuramente portato fortuna e che qui trova una resa stilistica eccellente grazie all'ingente somma a disposizione per gli effetti speciali. Un bel gesto del regista...
Nella galleria video qui a fianco, 3 spot realizzati da Blomkamp per il mercato pubblicitario (non poteva mancare questa esperienza nel suo palmarès) di cui sicuramente riconoscerete i 2 divertenti balletti dell'automobile robot di qualche anno fa.
I prossimi progetti prevedono un'altra partnership con la canadese Spyfilm - prossimo appuntamento il cortometraggio The Escape in uscita il 23/10/2016. Un ibrido - ci pare di capire - tra cinema e pubblicità. Partner BMW e cast stellare tra cui Dakota Fenning e Clive Owen.
Infine l'attesissimo progetto Alien 5, sotto l'attenta supervisione di Ridley Scott e Walter Hill (creatori della saga all'origine) e il probabile coinvolgimento di Peter Jackson.
Toccare Alien, per quanto mi riguarda, è sempre rischioso... ma se i Fantastici 4 si mettono insieme, hanno la mia piena fiducia...ne vedremo delle belle!
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