Hotel Chevalier, un capriccio in grande stile

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Niccolò Contessa I CANI - Wes Anderson

"Vorrei vivere in un film di Wes Anderson, inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks. Vorrei l'amore dei film di Wes Anderson, tutto tenerezza e finali agrodolci. E i cattivi non sono cattivi davvero. E i fratelli non sono nemici davvero. Ma anche i buoni non sono buoni davvero.
Proprio come me e te, proprio come me e te."

Prima di imbarcarsi per Darjeeling...

Quello che colpisce di questo corto non è il fatto che sia stato filmato nel lussuoso Raphaël Hotel di Parigi o che tra gli interpreti principali figurino attori noti come Natalie Portman e Jason Schwartzman ma che nonostante queste importanti premesse, il regista Wes Anderson abbia dichiarato: “è stato come girare un film da studenti per dei compagni di corso”.

... una produzione homemade di alta classe e auto ispirazione

Per girare Hotel Chevalier (2007) è bastata una troupe ridotta di quindici persone. Buona parte degli oggetti di scena erano proprietà dello stesso Anderson e le riprese si sono concluse in soli due giorni e mezzo. La post-produzione è stata realizzata sul computer personale del regista e gli attori hanno partecipato a titolo gratuito, mentre Anderson ha finanziato i costi di produzione di tasca propria (va detto e siamo onesti che i soldini non gli mancano...).

In origine il cortometraggio doveva essere una storia indipendente ma poco prima di cominciare a girare, il regista notò che il protagonista Jack era incredibilmente simile al personaggio di una sua sceneggiatura ancora in corso, ovvero quella del lungometraggio Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited) le cui riprese sarebbero iniziate solo un anno più tardi. Anderson decise quindi di presentarli come progetto unico alla 64ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Parte1 (il corto) e Parte 2 (il film).

Hotel Chevalier divenne così un cortometraggio prequel e presentato come evento speciale del suo film  - The Darjeeling Limited - che invece era ufficialmente in concorso. Un'operazione e un connubio artistico/commerciale mantenuto poi durante la distribuzione e proiezione nelle sale cinematografiche. Il cortometraggio venne in seguito reso disponibile online per il download/streaming gratuito.

Wes Anderson

“Quando è terminato tutto il lavoro, non volevo includere il corto nel film, ma non riuscivo a decidere come procedere. Avrei voluto vederlo proiettato prima, ma non sempre. A volte preferivo guardare il film senza il corto. Insomma era diventato un enigma per me... Così alla fine ho deciso che avrei preferito far uscire il film in America senza il cortometraggio, ma lasciare alla gente la possibilità di accedere ad Hotel Chevalier, se lo desideravano.”  

I film di Wes Anderson sono noti per essere un mix tra commedia e tragedia, cinismo e disincanto.

hotel chevalier terrazza

Hotel Chevalier non fa eccezione. La trama è presto detta: in una stanza di un hotel a Parigi si consuma l’ultimo slancio di una storia d’amore complicata e tormentata. Il protagonista Jack si trova lì per rifugiarsi in un luogo senza tempo, in cui le cose non vanno avanti e dove non ci si possa guardare indietro. Un luogo dove non esista il rischio che il tempo lasci traccia.

Tutto sembra uno stallo ripetitivo, giorno dopo giorno, con Jack immerso tra le sfarzose ed eleganti scenografie dell'albergo e tanti piccoli oggetti personali portati in quel rifugio: manufatti, riviste, libri impilati e compact disc. Una sera, mentre Jack guarda in TV Stalag 17 - L'inferno dei vivi (film del 1953 di Billy Wilder con William Holden) riceve improvvisamente la telefonata della ragazza. Lei è lì, a Parigi, e sta per irrompere inattesa nella sua camera. In Jack si riaccende la scintilla, tanto che alla notizia del suo imminente arrivo si preoccupa di riordinare la stanza, indossa un abito elegante, inserisce un romantico soundtrack nel suo Ipod e le prepara persino un bagno caldo.

Hotel Chevalier sceneLa prospettiva della ragazza misteriosa (una Natalie Portman senza nome che posa anche per un nudo quasi integrale e inedito per la gioia dei fan) è differente: agisce d’istinto, forse perché annoiata. Non spiega i lividi sul braccio ed è preoccupata di perdere Jack come amico. Non sappiamo quanto fidarci delle sue parole, basti pensare che nel momento in cui lei dice “I love you” (traducibile sia come ti amo che come ti voglio bene) non vediamo lo sguardo della ragazza perché si trova fuori campo rispetto all’inquadratura.

La relazione messa in scena in Hotel Chevalier si potrebbe infatti definire come una relazione asimmetrica. La storia apparentemente banale di un'amore finito ma non senza strascichi e fantasmi, diventa una finestra sul mondo, una tenera riflessione sui sentimenti e l’ineludibile capacità umana di godere dell’amore e allo stesso tempo farsi del male.

Perché questo accade? Be', questo dilemma trova una inappuntabile spiegazione nelle parole di Alvy Singer (A.K.A. Woody Allen - Io & Annie '77):

E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete... Quella dove uno va dallo psichiatra e dice "Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina" e il dottore gli dice "perché non lo interna?" e quello risponde: "e poi a me le uova chi me le fa?". Be', credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali e pazzi e assurdi... Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.

Hotel Chevalier racchiude molte peculiarità dello stile visivo e registico di Wes Anderson, dalle inquadrature costruite ed eleganti, ai dettagli curati di scenografia e design, la fotografia satura di tonalità (in questo caso calda) e la colonna sonora ricercata. Quest'ultima, particolare interessante, riprende un brano usato poi dal regista nel lungometraggio, Where do you go to (my lovely) di Peter Sarstedt, tra l'altro fitto di riferimenti ad un perduto amore francese.

Dopo aver visto Hotel Chevalier mi sono venute alla mente tre cose. La prima è che meriterebbe una menzione speciale nei nostri Focolai di Sala. La seconda è un altro prequel anomalo ma innovativo (che poi era un sequel to a prequel) ovvero il film Fuoco cammina con me di David Lynch che anticipava i fatti della celebre serie TV Twin Peaks; la terza infine è una frase di David Foster Wallace:

«Ogni storia è una storia d’amore e ogni storia d’amore è una storia di fantasmi»