"A six-pack of..." come avrebbe detto Henry Chinaski, anche se in questo caso non sono birre ma cortometraggi.
Ecco alcune menzioni speciali - 6 per l'appunto - degli ultimi corti aggiunti alla nostra CORTOTECA.
Un ringraziamento particolare a coloro che ci seguono e a chi, tra una chiacchiera e l'altra, ci indirizza verso piccole grandi perle come quelle che seguono.
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Caricato il tamburo. Armato il cane. E' il momento di fare fuoco!
Iniziamo con Mr.Hublot (2013) una produzione franco-lussemburghese per un cortometraggio in CGI davvero raffinato e divertente. Il protagonista - uno strano e solitario personaggio - è affetto da un disturbo ossessivo/compulsivo (come Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato, per non abbandonare il terreno cinematografico...). Vive isolato nella sua casetta, una baracca sopraelevata tra le migliaia di una caotica megalopoli. Niente sembra distoglierlo dalle sue piccole quotidiane ossessioni, fino a quando, un cane... Spassoso e incredibilmente umano (nonostante tutto si svolga in quello che è un complesso di ingranaggi ed agglomerati meccanici) ha fatto incetta di premi, tra i quali il Premio Oscar per il miglior cortometraggio 2014.
Alike (2015) cortometraggio d'animazione spagnolo, anch'esso vincitore di svariati riconoscimenti internazionali. Uno stile minimalista ma essenziale per celebrare quello che vale difendere della nostra anima. La lotta contro l'omologazione, nella vita e nello spirito, è fondamentale. Delizioso.
La Rue (1993) in omaggio a Lars Von Trier, che di recente abbiamo approfonditamente esplorato e che avremo modo di spiegarvi perché sia legato ai futuri progetti di LifeIzShort... Nonostante i tanti cortometraggi realizzati dal regista a inizio carriera (ma di difficile reperibilità ) vi proponiamo questo spot girato per una compagnia di assicurazioni nel 1993. Lo stesso regista ha ammesso che certi lavori erano dettati solo dal bieco profitto. Ma l'idea e il risultato di questo breve video sono davvero notevoli. Strana circostanza, un altro caso di compagnie di assicurazioni che, se non altro, hanno buon gusto in campo artistico-comunicativo (guardatevi gli spot natalizi annuali di John Lewis).
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Caffè Capo (2010) di Andrea Zaccariello. Un "borghese piccolo piccolo" è in viaggio verso casa dei suoi anziani genitori. Ad intrattenerci c'è la lunga conversazione telefonica tra lui e un amico, che finisce presto col deviare sulla politica e sull'ipotesi di una ricandidatura come sindaco del protagonista. Una sosta all'autogrill per cenare riserverà uno sberleffo etico e morale verso quell'atteggiamento di superiorità che, in fondo, ci riguarda tutti... salace ironia... Grandissimo Gianni Cavina, che sostiene il cortometraggio praticamente da solo.
He took the skin out for me (2014) del britannico Ben Aston. La surreale allegoria di una storia d'amore (e non solo...) per stomaci forti e cervelli acuti. Qualità della fotografia e degli effetti speciali degne di un prodotto cinematografico professionale.
Lost in the White (2016). L'incidente di uno snowboarder è l'inizio di un incubo che precede un altro incubo. Il talentuoso regista sardo Mauro Aragoni, di cui abbiamo molto parlato in passato, torna sulla scena con un nuovo horror-mistery di indubbia qualità e fascino. Questa volta spartisce l'intera produzione con il giovane collega Alessio Cuboni, che ha scritto e diretto il cortometraggio. Aragoni si ritaglia "solamente" il ruolo principale come attore, la gestione di sound design, e divide con Cuboni produzione, fotografia e montaggio. La stoffa di questi ragazzi, non si discute.
Bene. Le cartucce sono a terra. Fumanti... Buona visione e non dimenticate di contattarci per segnalazioni e collaborazioni!
a presto!
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