(1979) – di Renzo Kinoshita
8 minuti. Quanto basta per raccontare le ultime ore di una città, delle vite che la animavano e dei loro sogni interrotti. Renzo Kinoshita non spreca parole caritatevoli. Nessuna frase ad effetto, nessuna azione memorabile. Un cortometraggio d’animazione che zittisce e ipnotizza. Gli omaggi a Guernica e ai segni indelebili conservati, come quelli al Genbaku Dome e alle finestre “tatuate” da linee nere.
Tutto è immerso nella più completa calma, nei semplici gesti di una giornata qualunque. Una dolce melodia ci accompagna e si mescola ai suoni dei suoi abitanti. Ma quella non è una giornata qualunque, tutt’altro… è un giorno che cambierà per sempre la storia dell’uomo e del mondo a venire.
Sono le 8.15 del 6 agosto ad Hiroshima e il bombardiere B-29 Enola Gay si sta avvicinando. Tra qualche anno gli dedicheranno persino una canzone gli OMD: “Enola gay, you should have stayed at home yesterday…” In quanti abbiamo pensato lo stesso…
1945 – Il Giappone sta mettendo in crisi Stati Uniti e fronte occidentale. Di aerei kamikaze non se ne erano visti finora. Una tecnica che non sembra avere punti deboli. Come fermare un popolo disposto al sacrificio diretto e consapevole? Pearl Harbour è stato un colpo durissimo e da quel momento le portaerei americane hanno cominciato a temere qualunque velivolo che apparisse sui radar o all’orizzonte. Bisogna agire, fare qualcosa che dimostri quanto possiamo essere pericolosi anche noi. Ostentare il nostro potere, spaventare il nostro nemico e costringerlo alla resa, a qualunque costo. Perché tutti sappiano, noi, voi, i nostri figli e i loro figli futuri. Segnare il tempo.
Sono le 8.15 del 6 agosto ad Hiroshima. Il sole splende già alto nel cielo. Mentre un bimbo ride e gioca con il suo aeroplano di carta, le donne e i vecchi vanno al lavoro o al mercato. I padri indossano le divise militari, pronti a difendersi. E’ un dovere ma hanno imparato a conviverci. Tutto scorre, tutto è normale. Perché è vero siamo in guerra, ma la vita deve continuare. Il fronte è lontano, al massimo suonerà una sirena come altre volte. Correranno nei rifugi, soffocando la paura e tutto passerà come sempre. Poi, un giorno, tutto finirà e potranno tornare a sognare più in grande, a non avere più paura.
No, i loro sogni finiscono oggi.
Sono le 8.15 del 6 agosto 1945 ad Hiroshima e un altro Sole sta per accendersi in cielo. Sarà così potente da oscurare quello vero. Le case si sgretoleranno, l’ombra degli oggetti verrà impressa sui muri come un marchio a fuoco. Il tempo si fermerà, lasciando pochi superstiti a vagare come zombie più veri di quelli di Romero.
Una palla di fuoco galleggia a 600 metri dal suolo e, come un basilisco, ti uccide al solo sguardo. Il resto è cenere. Qualcuno sopravvive 1-2 giorni, ma le radiazioni fanno il resto. I corpi si sciolgono, si dissolvono, come le speranze che li animavano. Pagano le pedine sacrificabili, come sempre. Pagano le persone. Paghiamo noi.
15 agosto 1945 – il popolo giapponese è pronto alla difesa finale: l’onorata morte dei cento milioni. E’ così che la chiamavano e così la ricorda Akira Kurosawa nella sua autobiografia “L’ultimo samurai” che Davide Castellazzi cita nella prefazione del bellissimo manga “Ali d’argento“. Sono tutti pronti a dare la vita per rispondere a quell’affronto atroce. Ma l’imperatore parla alla radio. E’ ora di cedere. Il Giappone si arrende. La guerra è finita. La guerra è persa. C’è tempo per rinascere, senza mai dimenticare.