(2012) – di Jason Russell
Kony 2012 non è un predestinato come altri che abbiamo raccontato. Il suo autore è un semi-sconosciuto e l’opera è troppo recente per capire quale posizione ricoprirà nella storia del cinema o del video in generale, con soli 4 anni di età.
Eppure Kony 2012 è di fatto Il PREDESTINATO per eccellenza, emblema dell’incontenibile potenziale mediatico di oggi, che in soli 30 giorni dalla sua pubblicazione raggiunse 100 milioni di visualizzazioni su Youtube!
Un destino che avrebbe fatto impallidire anche un calvinista…
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L’opera in questione è tanto potente e funzionale quanto ambigua. Ma andiamo con ordine…
E’ il 2003 quando il regista Jason Russell, di ritorno da uno scioccante viaggio in Uganda in compagnia di amici/colleghi, fonda l’associazione no-profit Invisible Children, con sede a San Diego, California.
Russell e il suo entourage hanno un obiettivo nobile e ambizioso: diffondere al maggior numero di persone raggiungibile sul pianeta la tormentata storia dell’Uganda e del suo persecutore Joseph Kony.
Kony è il sanguinario leader del Lord’s Resistance Army o LRA (“Esercito di Resistenza del Signore”) che esercita un potere assoluto sul territorio, impone le sue leggi (una teocrazia di cui egli è al contempo santone e sovrano assoluto, che fonde, interpreta e impone parti sconnesse di Cristianesimo e Islam a suo piacimento).
Negli ultimi 20 anni, operando come molti suoi colleghi dittatori, LRA ha compiuto atrocità di ogni genere tra Uganda, Congo, Sudan e centro Africa, sequestrando decine di migliaia di bambini che ora – “convertiti alla causa”, costituiscono la maggioranza dei soldati del suo esercito. I Bambini soldato.
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L’ONG di Russell spaziava a 360 gradi, attiva con campagne di sensibilizzazione, internet, raccolte fondi, eventi di piazza… ma sono i 29 minuti di Kony 2012 a centrare l’obiettivo, sensibilizzando le persone e aumentando la pressione su governi ed altri organi umanitari a fini interventistici.
Il nome del video è come una deadline: dobbiamo fermare questo orrore, catturare il suo ispiratore – sulla cui testa pendono più di 30 condanne per crimini contro l’umanità – e vogliamo farlo entro il 31-12-2012
Il cortometraggio di Russell racconta il percorso intrapreso da Invisible Children fino a quel momento. 9 anni di campagne, comunicazione e pressioni ai vertici governativi. Del valore della tecnologia nel nuovo millennio e di come essa possa risvegliare, unire, informare e infine indurre all’azione.
I toni e lo stile somigliano forse a quelli di un gigantesco spot, una messa in scena ad effetto che contrasta con una delle tante storie scomode, tragiche e sotto silenzio del continente nero. Ma la bomba mediatica esplode, illuminando una vicenda incandescente, difficile da insabbiare o ignorare come si era fatto fino ad allora.
Il risultato ha innegabilmente un grande effetto persuasivo, ma è altrettanto vero che sembra talvolta di assistere ad un’enorme campagna propagandistica. Un incentivo all’azione da gruppo politico e militare più che sociale o di denuncia.
L’impatto del video sul web è stato così dirompente da iscriverlo tra i 10 maggiori successi di viral marketing della storia. In circa 30 giorni si è passati dalla quasi totale ignoranza riguardo la situazione ugandese, alla visione e presa di coscienza di oltre 100 milioni di persone!
Certo, un documentario pecca spesso dell’assenza di contraddittorio, di una tesi dichiarata e a volte spudorata che nel perseguire o promuovere una causa, esclude il più possibile tutti gli elementi che potrebbero nuocerla o confutarla – prendiamo il caso di un maestro del settore come Michael Moore e di come, in buona fede o meno, a volte, punti il suo mirino su un unico bersaglio, tralasciando fattori collaterali non indifferenti.
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Inevitabili dunque le critiche che si sono generate in seguito, prime fra tutte
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[li]l’uso discutibile delle risorse economiche raccolte dall’associazione di Russell, che avrebbe speso più soldi in campagne di comunicazione rispetto ad investimenti umanitari e civili sul territorio africano[/li]
[li]l’esaurimento nervoso subito da Russell a seguito dell’inaspettato e repentino successo, ha costretto le autorità a prelevarlo, dopo che il regista era sceso nudo per strada cercando di sfondare più veicoli possibile. La permanenza per qualche settimana in una clinica ha dato modo ai suoi critici di screditarlo a dovere[/li]
[li]l’accusa che il video sia una montatura, a sostegno del fatto che attraverso lo spauracchio Kony, gli USA siano potuti intervenire e sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti in Uganda (giustificando così l’operazione militare). In molti sostengono che, ad oggi, LRA sia stato sconfitto, che Joseph Kony sia morto da 10 anni e che le attività umanitarie siano solo una copertura [/li]
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Qualunque conclusione vogliate trarne, resta innegabile quanto questo documento filmico abbia raggiunto e dimostrato la strepitosa e debordante funzionalità del web, della tecnologia e dell’uso che noi, persone, possiamo farne per cambiare davvero le cose.
Nel bene o nel male…