Lama tagliente

(1994 – 1996) – di Billy Bob Thornton

 

Billy Bob Thornton non è molto noto come autore, anzi, per la maggior parte del pubblico rimane il Babbo Natale più bastardo e scorretto della storia del cinema o “quel tizio che fa il sicario in quella serie di adesso” o ancora come l’ex-marito della bella Angelina Jolie.

In realtà Thornton è sicuramente queste 3 cose ma anche molto, molto di più…

Prima di tutto, di mogli ne ha avute ben 6 e la bella Angelina è stata “solo” la quinta.

Un riflesso di quell’irrequietezza d’artista che già pulsava in quel ragazzo selvaggio e sognatore che, nei primi anni ’80, partiva alla volta di Los Angeles per la moderna corsa all’oro made in USA: pepite di fama e fame di successo.

Ancora una volta le note di California dreaming funzionano meglio che il canto delle sirene per Ulisse.

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Thornton è uno di quelli che ce l’ha fatta per davvero in quel mondo perché, se la fortuna è una componente fondamentale è altrettanto vero che avere talento è spesso necessario per poter insistere e lui ha molti assi nel suo mazzo.

E’ un cantante e batterista country rock di buon livello, ha il fascino imperfetto e le qualità per recitare e soprattutto ha ottime doti di scrittura con buone idee da sceneggiare.

I primi anni non sono facili.

Con il suo amico e collega Tom Epperson non riesce a convincere alcun produttore a comprare i loro scritti e gli tocca arrangiarsi con qualche particina nelle serie TV dell’epoca. Poi, ecco la svolta…

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E’ il 1992 quando Thornton e l’amico (che scriverà con lui anche The Gift di Sam Raimi 8 anni dopo) partoriscono Qualcuno sta per morire un thriller, duro, violento, potente e non convenzionale. Se da una parte lo script risente già dell’influenza stilistica degli allora giovani fratelli Coen, dall’altra ci sono intuizioni autoriali notevoli e originali, futura ispirazione per grandi capolavori del suo genere – citandone una tra le tante, il rozzo e sempliciotto sceriffo di provincia interpretato da Bill Paxton che si trasforma in macchina di morte assomiglia al Tom Stall in A History of Violence di Cronenberg (2005)

Il film attira l’attenzione della critica e si aggiudica numerosi premi nei concorsi nazionali. A questo punto il margine concesso a Billy Bob aumenta, permettendogli di scrivere nel 1994 il cortometraggio Some folks call it a sling blade che diventerà poi il lungometraggio Sling blade – da noi Lama tagliente nel 1996.

 

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25 minuti, con la regia affidata a George Hickenlooper e la presenza nel cast di attori quotati come J.T.Walsh, Molly Ringwald (la bella rossa di Breakfast Club) e lo stesso Thornton nel ruolo del protagonista.

E’ la storia di Karl Childers, un adulto con gravi disturbi mentali e sociali che da 20 anni sconta la sua pena in un istituto psichiatrico da quando, dodicenne, uccise a colpi di lama Kaiser (una sorta di ascia per tagliare gli arbusti) la madre lussuriosa ed il suo amante (un bullo compagno di scuola di Karl) durante un consenziente e torbido amplesso. I gravi disturbi di Karl, associati ad un’infanzia difficile, gli hanno risparmiato il carcere ed ora, una coppia di giornaliste vuole intervistare questo famigerato mostro di provincia, protagonista di un caso tanto scomodo e oscuro quanto deliberatamente taciuto.

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L’opera è avvolta in un bianco e nero sporco e grezzo (più nero che bianco in realtà…) che somiglia ad un film horror di Romero degli anni ’60 o ad un episodio de Ai confini della realtà.

Thornton è fantastico nel caratterizzare il personaggio e quel lungo e lentissimo zoom che accompagna il suo monologo nella stanza buia a ripercorrere la sua breve vita fuori dal manicomio, è davvero notevole.

Gli unici giudizi che sentiamo sono quelli dei carcerieri e delle persone comuni, mentre Thornton e il regista restano imparziali, restituendo dignità ai reietti e agli emarginati. Alla fine di tutto, sono i presunti “normali” ad uscirne male. Quelli che vogliono lasciare certe storie dove stanno, rinchiuderle per benino dietro a porte resistenti, tappare il coperchio e andare il più lontano possibile. Lontano, sperando che non ci raggiungano, chiudere gli occhi e dimenticare che quelle storie esistono e sono una scomoda e terribile parte di noi.

 

Il cortometraggio ha successo e nel 1996 si trasforma in un film, questa volta con Thornton impegnato anche alla regia. La trama di partenza è immutata, così come molte scene. I primi 20 minuti non sono altro che il precedente cortometraggio, con l’unica variante significativa operata dal colore della pellicola. Questa volta la storia ha modo però di evolversi, le giornaliste sono interessate a svolgere la loro intervista a Karl perché sarà rilasciato da li a pochi giorni.

Una volta fuori, in quel mondo che finora è stato solo lo sfondo di una finestra, Karl si ritrova solo, in difficoltà nel recuperare e comprendere sfumature, stranezze e presunte normalità della vita di provincia. E la comunità non gli concede gioco facile.

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Ancora una volta, il tocco di Thornton è leggero ma deciso, evita i sentimentalismi e alza il tiro, parlando di diversità, emarginazione ma anche della banalità e ambiguità del male, della morale, di rapporti tra genitori e figli e di come siano determinanti – in positivo ma soprattutto in negativo…

Il “mostro” Karl è più umano dei presunti “normali” e l’introduzione del piccolo Frank, l’amico bambino, è il proposito migliore per spingere la storia verso l’unica redenzione possibile per un dannato come lui.

Le loro chiacchierate in riva al fiume, sembrano omaggiare il Frankenstein di James Whale – in una versione moderna e più buona della creatura gotica…

 

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Lama tagliente è una piccola perla misconosciuta dalle nostre parti che varrebbe la pena recuperare.

Oscar come miglior sceneggiatura non originale e nomination come miglior attore per Thornton.

Camei d’eccezione di Jim Jarmush e Robert Duvall.

In futuro, Billy Bob dimostrerà nuovamente duttilità e trasformismo come interprete, intelligenza nella scelta dei copioni e guadagnerà stima e rispetto sia tra gli interpreti di cinema sia tra i colleghi musiciscti (Lemmy dei Motorhead, Springsteen e Warren Zevon solo per citarne alcuni…)

 

E bravo Billy Bob…